PROGETTO DI RESTAURO CONSERVATIVO E VALORIZZAZIONE DEL PARCO VILLA GREGORIANA

(estratto dalla cartella stampa)

 

Il progetto di conservazione e valorizzazione del parco Villa Gregoriana a Tivoli ha preso avvio nell’autunno del 2002 in seguito alla concessione al FAI dell’intero compendio di proprietà del demanio dello Stato.

Il grande impegno assunto dal FAI nell’entrare in possesso di un bene della collettività di tale rilievo ha stimolato la formulazione di un progetto di restauro e valorizzazione, in chiave sperimentale, supportato da un folto gruppo di lavoro interdisciplinare e da un Comitato Scientifico di eccellenza che ha operato attivando metodologie di analisi conoscitiva innovative, ritenute indispensabili per restituire la lettura del complesso quadro di riferimento della Villa Gregoriana quale parco naturale, storico e archeologico. Lo studio condotto ha esplorato tale complessa realtà sia nei suoi aspetti complessivi che nelle stratificazioni di dettaglio.

L’impegno assunto dal FAI ha inoltre dato avvio ad una serie di iniziative promosse da enti diversi (Regione, Provincia, Comune, S.I.I.T. di Lazio, Abruzzo e Sardegna) rivolte alla riqualificazione della storica via d’acqua della Valle dell’Aniene, in una visione integrata sul territorio, creando sinergie secondo le attuali tendenze relative alle metodiche di intervento di conservazione e valorizzazione. Tale approccio si pone in linea con i sempre più frequenti progetti di gestione promossi dall’UNESCO nei siti di eccellenza come quelli iscritti nel Patrimonio dell’Umanità.

Il sito nei secoli

Il sito di Villa Gregoriana, considerato già in periodo classico quale luogo mistico per le sue caratteristiche geomorfologiche (Acropoli, Pelago, Grotta della Sibilla Alburnea e Grotta di Nettuno), documenta una fruizione continua nel tempo. Si susseguono alla presenza degli edifici di culto, percorsi devozionali, legati alla residenza (Villa di Manlio Vopisco) e alle attività quotidiane e produttive svolte sulle sponde dell’Aniene. I primi interventi organicamente organizzati sull’area risalgono ai primi decenni dell’Ottocento, durante l’occupazione napoleonica (1809-1813), al fine di rettificare l’accidentato percorso che conduceva dai templi alle grotte. Il Generale Miollis in tale occasione apre un nuovo accesso alla grotta di Nettuno, scavando un tunnel finestrato nella roccia e creando delle visuali prospettiche all’interno delle quali venivano coniugate architettura e natura secondo il gusto paesaggistico d’ Oltralpe.

Un secondo intervento sul parco conseguente alla disastrosa alluvione del 1826, prende avvio, per volontà di Papa Gregorio XVI, con l’imponente progetto di sistemazione e deviazione del corso dell’Aniene. Accanto alla mirabile opera idraulica, che vede la realizzazione di tunnel che deviano il fiume a costituire l’imponente salto che domina il parco, vengono ridefiniti i percorsi lungo i quali vengono collocati e ambientati resti archeologici ed essenze vegetali. La fine del secolo vede la realizzazione di opere volte al ripristino del tempio di Tiburno nel suo stato di rovina completando l’ideale paesaggio archeologico e romantico.

L’attuale immagine del parco è dovuta agli interventi eseguiti nei primi decenni del Novecento con la realizzazione di nuovi punti di sosta per il pubblico, di una guardiania e della perimetrazione del sito. Segue un periodo di declino dovuto all’abbandono e alla sporadica apertura al pubblico del parco.

Il progetto di conservazione, valorizzazione e gestione

I decenni di abbandono subiti dal parco sono la principale causa dei fenomeni di degrado relativi agli elementi architettonici, archeologici e vegetali. A tale quadro di riferimento può essere inoltre ascritta la preoccupante situazione di dissesto idrogeologico che ha reso necessaria un’analisi puntuale (geologica e geotecnica dei terreni oltre che dendrologia e fitosanitaria del patrimonio vegetale) al fine di individuare le diverse tipologie di degrado presenti. Fa seguito a tali analisi specifiche la redazione di un progetto volto a limitare tali fenomeni. Durante questa prima fase di studio si è ritenuto indispensabile coniugare la conoscenza diretta sul campo con lo studio delle fonti archivistiche, bibliografiche e iconografiche. L’organizzazione di questo progetto di conoscenza si è dunque sviluppato interpolando il rilevamento sistematico degli elementi componenti disseminati nell’area del parco (frammenti di statuaria, lapidi, elementi architettonici e vegetali) con la lettura delle fonti documentarie. Tali operazioni sono state affiancate da campagne di rilevamento operate alle diverse scale (cartografica, di rilievo geometrico, tematico e di schede di dettaglio). Sono state rilevate le coordinate geografiche (GPS) al fine di costruire un sistema GIS (Sistema Informatico Geografico), grazie al quale è possibile creare Carte Tematiche nelle quali si rilevano le categorie dei singoli beni, la loro distribuzione e ubicazione all’interno del compendio. E’ inoltre possibile evidenziare attraverso la redazione di specifici documenti le problematiche relative alle diverse aree oggetto di studio realizzandone mappature dettagliate (carta delle vulnerabilità, del rischio ecc…).

Tali operazioni hanno avuto come indispensabile supporto la creazione di un sistema informatico (data base) che, opportunamente studiato per lo specifico caso, ha permesso un’agevole gestione dei diversi dati raccolti per schede nella fase analitica nel progetto di conoscenza. Tale approccio progettuale è risultato indispensabile per affrontare la complessità del compendio di Villa Gregoriana attraverso la suddivisione del sito in sistemi complessi e in elementi semplici, descrivibili nella loro consistenza materiale e nel loro stato di conservazione attraverso la redazione delle specifiche schede. Si è così costituito un sistema di raccolta e catalogazione dei dati incentrato sull’utilizzo di schede organizzate sulla scorta di quelle elaborate dall’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali), ma finalizzato in particolare al progetto di valorizzazione in vista della futura manutenzione programmata e gestione del parco da parte del FAI.

Va ricordato che aldilà della conoscenza e della tutela del bene è il progetto di conservazione, insieme alla valorizzazione, l’elemento fondamentale del processo progettuale. Nel caso specifico le complesse peculiarità del compendio pongono in dialettico confronto strumenti e metodologie di intervento conservativo diverse tra loro che spaziano dal restauro archeologico a quello architettonico, da quello ambientale a quello del verde storico. Quest’ultimo, in particolare, pone in evidenza la problematica legata alla necessaria coesistenza e lettura dei momenti progettuali che hanno contraddistinto le realizzazioni susseguitesi nel corso dell’Ottocento (governatorato francese 1809-1813, progetto gregoriano 1826-1836).

Per quanto riguarda il progetto di valorizzazione esso consiste in una serie di interventi volti al pubblico e alla fruizione didattica del parco attraverso la rilettura della sentieristica storica e delle vedute prospettiche individuate nella copiosa iconografia storica che evocano le immagini descritte dai viaggiatori del Grand Tour (Piranesi, van Wittel, Corot, Goethe). L’impegno espresso dal FAI si pone in un’ottica volta, non solo all’individuazione degli interventi necessari alla valorizzazione del sito e alla sua integrazione nel contesto nella città di Tivoli, ma, a programmare, in un più ampio periodo, la necessaria manutenzione preventiva che definisce le priorità d’intervento anche per la redazione di un opportuno piano di gestione.

 

Prof. Arch. Tatiana K. Kirova

Ordinario di Restauro Politecnico di Torino

Progettista, Direttore Lavori Artistico e Coordinatore del Comitato Scientifico